Genitorialità: funzioni e compiti educativi
Le relazioni tra genitori e figli sono qualcosa di unico e irripetibile che mette in gioco sentimenti complessi e profondi, a volte contraddittori, ma che inevitabilmente segnano la storia personale di ognuno. Ciò che emerge è che fare i genitori è difficile, è una sfida che al giorno d’oggi è ancora più ardua ma è una sfida che si può vincere. Spesso prevale, nel genitore, la sensazione di non potercela fare nel portare a termine il compito educativo al quale è chiamato. Tante volte si è evocato il cosiddetto “Manuale del bravo genitore”, come se davvero potesse esistere qualcuno o qualcosa in grado di poter enunciare tutta una serie di regole valide ed efficaci, a livello globale, per capire come meglio comportarsi nei confronti dei figli nelle varie situazioni che si affrontano. Però il manuale non esiste! Per cui tocca rimboccarsi le maniche e fare tesoro delle esperienze che si vivono. Essere “genitori efficaci” non ha nulla a che fare con l’essere “genitori perfetti”. Essere genitori, nell’ottica educativa, significa essere in grado di affrontare con maturità e con le più appropriate modalità pedagogiche, relazionali e dialettiche, le situazioni a cui i nostri figli ci mettono di fronte. Un genitore efficace è un genitore attento al figlio che ha davanti, è un genitore che cura la relazione perché il nucleo dell’educazione si trova nell’autenticità della relazione che ha saputo costruire.
Diventare genitore è un evento che necessariamente comporta una variazione del proprio baricentro, un passaggio dal proprio sé al sé del bambino. Prendersi cura di qualcuno è compiere questo passaggio, è entrare in risonanza emotiva con l’altro accompagnandolo nel processo di crescita fisica ed emozionale mettendosi nella posizione di assunzione di responsabilità. Educare con cura significa comprendere il bene reale dei figli e leggerne i bisogni in modo consapevole, solo così si contribuirà alla costruzione della personalità dei bambini.
Il fattore tempo gioca un ruolo importante nella consapevolezza del sentirsi genitore e varia da persona a persona. Nel processo di nascita genitoriale, il padre e la madre imparano cosa vuol dire “capire e mentalizzare” per creare legami empatici e sicuri. Nel gioco delle parti, i bisogni di entrambi vengono rispettati. Il grande ruolo educativo si esplica principalmente nella capacità che il singolo ha di ascoltare il proprio figlio. Ascoltare significa appunto comprendere e ancor di più il processo educativo si concretizza nella relazione. Perché la relazione porti ad un benefico ed efficace processo educativo è molto importante che da parte di entrambi i genitori ci sia coesione nella gestione dei figli e nella metodologia da applicare. Il primo passo consiste proprio nella costruzione di una sintonia educativa, nella decisione di regole, atteggiamenti e prospettive. Affinchè ciò avvenga fondamentale è il dialogo nella coppia, che comporta non necessariamente essere sempre d’accordo su cosa fare ma riuscire a confrontarsi su “come si vedono i figli” e su come ci si percepisce e su cosa si pensa nel rapporto con loro e su quanto accade. L’obiettivo del dialogo, nella coppia, è rappresentato dal reciproco arricchimento sui figli e sull’intendere lo stile educativo da adottare e mettere in atto; entrare in contatto con la sensibilità del partner, apprezzare uno stile educativo diverso dal proprio, può rendere il genitore più capace di approcciare metodi educativi diversi e di entrare in rapporto con i figli.
Purtroppo, se manca la sintonia educativa, l’effetto negativo più frequente sono le triangolazioni dei figli sul disaccordo dei genitori per fare ciò che vogliono. I figli diventano dei grandi manipolatori al fine di ottenere benefici, soldi, scansare punizioni, se avvertono la mancanza di coesione. Un altro effetto negativo è rappresentato dalla mancanza di equilibrio nello stile educativo che comporta un rimanere vittima delle proprie inconsistenze portando ad un fallimento dei compiti educativi. Fallendo i compiti educativi è molto facile che possa verificarsi uno sfaldamento della coppia genitoriale che altro non fa che alimentare il fallimento educativo.
La genitorialità è strettamente legata all’educazione con la finalità di guidare e prendersi cura per assicurare la crescita dei propri figli. I genitori hanno una triplice funzione educativa: riflessiva, affettiva e orientativa.
La funzione regolativa ha lo scopo di fornire una disciplina ai figli, dar loro una direzione, fornirgli un binario dove incanalarsi attraverso il confronto ed il rispetto delle regole.
La funzione affettiva insiste sull’insieme delle emozioni e dei sentimenti che circolano tra genitori e figli e determina la qualità della relazione tra quest’ultimi; definiscono il sistema di attaccamento e contribuiscono alla creazione di uno stato di serenità e fiducia in se stessi nei figli per così poter affrontare i successivi rapporti affettivi.
Con la funzione orientativa il genitore accompagna il figlio nell’esplorazione della realtà che lo circonda fornendogli strumenti e strategie per diventare sempre più abile ed autonomo, capace di orientarsi usando il proprio pensiero.
L’agire educativo si svolge all’interno di un contesto comunitario che vede protagoniste anche altre figure di riferimento e supporto alla crescita dei figli. È proprio in questo interscambio educativo che i vari ruoli si affiancano, si sommano, si sovrappongono andando a costituire un substrato formativo ed esperienziale che conduce ad uno sviluppo sempre più integrato e potenzialmente sano.
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