Lockdown e mediazione familiare
Prendi un uomo ed una donna che per anni si sono ignorati, mantenendo un equilibrio precario fatto di compiti ben definiti, orari, spazi, gestione dei momenti personali, chiudili dentro una casa per una pandemia in corso e il gioco è fatto! Questo è quel che è successo a tantissime famiglie italiane in seguito al lockdown da COVID-19. Ritrovarsi a tu per tu, faccia a faccia, con la persona che per molto o poco tempo si è cercata di ignorare o tollerare giusto il minimo indispensabile, spesso e per lo più, per il bene dei figli. È stato come se tutti avessero vissuto una finta “vacanza”, senza il sollievo di una fuga al mare, al lago o in montagna.
Ognuno ha dovuto fare i conti con un partner che aveva già smesso di amare. Silenzi carichi di rancore, egoismi intollerabili, pretesti ridicoli. Liti per chi sarebbe uscito a fare la spesa, fatto i compiti della didattica a distanza, pulito il bagno, guardato la televisione. Tutto questo non ha portato altro se non un incremento delle richieste di separazione o, nella migliore delle ipotesi, di mediazione familiare per fronteggiare finalmente quello che è sempre stato un problema strisciante e latente e che inevitabilmente veniva messo sotto i riflettori.
La
mediazione familiare ha potuto sostenere le coppie, con e senza figli, nella
comprensione delle dinamiche avvenute in piena pandemia rileggendole alla luce
di quanto avveniva nei mesi e negli anni precedenti al coronavirus. Il mediatore
familiare ha ricoperto una funzione di ricostruzione dell’immagine familiare
intaccata per meglio gestire le difficoltà presenti e sostenere i genitori
nella salvaguardia dei figli.
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