Mediazione familiare e psicopatologia
La
separazione è da considerarsi un evento stressante che può comportare l’insorgere
di aspetti psicopatologici in soggetti tenuti in fase di compenso dalla
relazione coniugale e dal rapporto genitore-figlio. Tutto questo può comportare
come conseguenza l’insorgere, nei vari componenti della famiglia, di disagi di
natura psichica, che possono rientrare nei Disturbi dell’Adattamento che
possono essere acuti o cronici, cioè transitori o prolungati, e caratterizzati
da alterazioni della condotta, umore depresso, ansia, o alterazione mista, e
che sono strettamente legati all’intensità dello stress, alla sua durata e alle
difficoltà di riadattamento dopo la separazione. Nel caso in cui il conflitto
genitoriale dovesse raggiungere alti livelli di intensità, potrebbe comportare
che in ambito giudiziario, i consulenti tecnici d’ufficio vadano a riconsiderare
l’idoneità di uno od entrambi i genitori nello svolgimento delle mansioni, con
la conseguenza della perdita della libera frequentazione (incontri protetti) o
dell’affidamento dei figli. Nei casi in cui la conflittualità è particolarmente
accesa, gli operatori del campo possono informare le coppie dell’esistenza di
trattamenti e tecniche alternative riunite sotto la denominazione di mediazione
familiare e invitarle ad avvalersene, a differenza del giudice che può anche
disporre l’invio della coppia presso uno specialista nella mediazione.
Tra le
modalità di intervento alternative la mediazione familiare si configura per
affrontare le conflittualità relative alla gestione del rapporto coi figli dopo
la separazione e il divorzio. Tale metodologia di negoziazione richiede la
capacità della coppia di mettere da parte i propri conflitti coniugali per
privilegiare gli aspetti della genitorialità ed implica la volontaria
partecipazione da parte della coppia. La mediazione familiare si pone diversi
scopi e obiettivi tra cui, oltre alla possibilità di arrivare ad un affidamento
congiunto, il raggiungimento di una
comune responsabilità genitoriale. All’interno della seduta di mediazione si
presta anche attenzione, seppur trattandolo differentemente rispetto ad una
psicoterapia, del processo psicologico dell’elaborazione del lutto relativo
alla perdita del rapporto affettivo e di convivenza tra gli ex coniugi e tra il
genitore non affidatario e i figli. Lo scopo è fronteggiare il dolore per la perdita
della felicità coniugale/genitoriale evitando che possa trasformarsi in rabbia
e conflittualità giudiziaria, impedendo il superamento della sofferenza. Il prevalere
della rabbia porta la separazione/divorzio ad essere ancora più sofferente e l’essere
genitori adeguati può subirne una alterazione.
Un’altra
tecnica di intervento destinata al mantenimento o al recupero delle relazioni
tra genitori e figli, nei casi in cui il giudice abbia dovuto prendere il
provvedimento estremo dell’allontanamento è quella degli incontri protetti. Il
principio cardine che ispira tali interventi è il diritto del bambino
allontanato dal genitore a mantenere con lui relazioni personali e
significative, impedendone il deterioramento e favorendone la ripresa.
Il mediatore
familiare gioca un ruolo chiave nella gestione del conflitto e nella ricerca di
soluzioni alternative che portino al benessere genitoriale e dei figli.
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